È ormai risaputo che l’esercizio fisico abbia un impatto sul sistema endocrino, ma è ancora difficile o non del tutto chiaro quale siano le dirette correlazioni tra l’uno e l’altro, poiché bisogna considerare numerose variabili e fattori quali il tipo di attività fisica, intensità e durata, la nutrizione associata, caratteristiche corporee individuali, età, genere, terapia farmacologica e fattori psicologici.
È interessante pensare come l’evoluzione abbia creato diversi meccanismi nel nostro sistema nervoso centrale per produrre diversi ormoni e sostanze neurotrasmittrici aventi effetti positivi sull’umore e sulle funzioni cognitive. Queste sostanze, chiamate anche neuro-peptidi endogeni, hanno anche un effetto antidolorifico simile alla morfina.
Stiamo parlando di endorfine, ossitocina, dopamina, serotonina, cortisolo, adrenalina e noradrenalina.
L’esercizio terapeutico è un metodo eccellente per poter “produrre” queste sostanze. L’attività fisica attiva una catena di reazioni ormonali dove il cortisolo ha una funzione importante nel modulazione del dolore.
La ricerca ha dimostrato che le endorfine si attaccano a tre diverse aree del cervello:
1) Corteccia Orbitofrontale,
2) Insula,
3) corteccia cingolata anteriore.
Queste aree cerebrali sono collegate al sistema limbico coinvolto in funzioni cognitive e sentimenti. Quando le endorfine si “attaccano” a queste aree del cervello si percepisce meno dolore, si prende la vita in maniera più positiva e si diventa più propensi a risolvere i problemi, rispetto all’essere passivo e depresso.
La modulazione del dolore coinvolge l’inibizione corticale e spinale dello stimolo nocicettivo. La modulazione avviene a livello dell’interneurone tra nervo afferente e midollo spinale.
Allo stesso tempo si attivano aree del cervello che producono un effetto inibitore del dolore discendente agendo sulle corna posteriori del midollo spinale. Anche se gli impulsi nervosi inviati dai meccanocettori periferici scatenano un effetto neuromodulatorio, la regolazione del dolore avviene con un processo che parte dal sistema nervoso centrale verso la periferia.
Oltre a questo, gli effetti di aspettativa positiva (placebo) e le aspettative negative (nocebo) influenzano la regolazione nocicettiva. Se l’esercizio terapeutico causa ansia e paura, gli stimoli nocicettivi aumenteranno e si sperimenta più dolore. Infatti, noi di Rinascita creiamo protocolli terapeutici tarati in base alla tollerabilità dell’esercizio, preferibilmente eseguiti senza dolore o cercando di non scatenare ansia o paura.
Ad esempio ansia, paura ed esercizio fisico provocano uno stimolo stressogeno dello stesso asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA).
La grande differenza è che lo stress provocato dal movimento è una forma positiva di stress, che stimolerà la produzione di ormoni “positivi” o trasformerà gli ormoni prodotti dallo stress, da negativi a positivi.
L’asse HPA è costituito da componenti ipotalamiche endocrine, dalla porzione anteriore dell’ipofisi, nonché da un organo effettore ovvero le ghiandole surrenali dove tutti i diversi ormoni prodotti hanno effetti importanti sulla buona salute.
L’attivazione dell’ipotalamo si traduce in un rilascio di Ormone di rilascio della corticotropina che stimolerà l’ipofisi rilasciando corticotropina nel sangue che viaggia verso la ghiandola surrenale.
A questo punto viene prodotto il cortisolo, importante antinfiammatorio naturale, che trova la sua sede di elaborazione nel fegato, il quale produce l’energia dei muscoli, il glicogeno. Infatti, esso viene utilizzato dai muscoli come nutrimento, e quindi, in maniera funzionale. Inoltre Il muscolo, se stimolato, a sua volta produce sostanze anti infiammatorie come le miochine.
Il problema nasce nel momento in cui non vi è attività fisica, poiché si creerà una riserva eccessiva di glicogeno che si accumulano trasformandosi in adipe. In più, il cervello registrerà un livello eccessivo di glicogeno non utilizzato e inibirà tutto il processo descritto fino ad ora, causando deficit di anti infiammatori endogeni, la necessità di dover assumere il glicogeno attraverso l’alimentazione e una carenza di ormoni del buon umore.
Risultato? Aumento ponderale, dolori articolari e muscolari, e depressione.